Tipi di Test genetico preimpianto

Test genetico preimpianto per aneuploidie: PGT-A

Lo Screening Genetico Pre-Impianto ha lo scopo di distinguere, tra gli embrioni ottenuti con la fecondazione assistita , quelli con un corretto numero di cromosomi (EUPLOIDI) da quelli con alterazioni numeriche dei cromosomi (ANEUPLOIDI).

Con questa procedura si ottiene un incremento dell’efficienza di ciascun singolo trattamento di PMA perchè l’insorgenza di anomalie cromosomiche  non è ereditaria (già presente nei genitori e trasmessa alla prole) ma può essere un evento che avviene nel processo di maturazione dell’ovocita o dello spermatozoo.  E’ IMPORTANTE TENERE PRESENTE CHE QUESTO RISCHIO DI PRODURRE EMBRIONI CON UN NUMERO ANOMALO DI CROMOSOMI E’ STRETTAMENTE CORRELATO ALL’ETA’ DELLA DONNA.

L’obiettivo dell’esame è trasferire in utero di embrioni con un corretto numero di cromosomi (euploide) evitando così di trasferire quegli embrioni con corredo cromosomico alterato (aneuploide) che non potrebbero attecchire o  porterebbero comunque ad aborto.

​La PGT-A riduce quindi il numero di trasferimenti embrionali inefficienti e potenzialmente rischiosi per la donna sia sotto il profilo fisico che psicologico.

Quando è indicato

Lo Screening Genetico Pre-Impianto è consigliato nei seguenti casi:

  • Donne di età superiore ai 38 anni che si sottopongono a fecondazione assistita;
  • Coppie con un’anamnesi di ripetuti aborti spontanei nell’arco del primo trimestre della gravidanza per cause sconosciute;
  • Coppie con un’anamnesi di ripetuti cicli falliti di fecondazione assistita;
  • Coppie con un’anamnesi familiare di anomalie cromosomiche.

Alterazioni cromosomiche

Le alterazioni cromosomiche causano differenti malattie. Le anomalie che colpiscono gli autosomi (le 22 coppie di cromosomi che sono uguali nei maschi e nelle femmine) sono molto più frequenti rispetto a quelle che colpiscono i cromosomi sessuali (X e Y).

Le anomalie cromosomiche vengono suddivise in diverse categorie, ma in generale si possono distinguere in numeriche o strutturali.

Le anomalie numeriche comprendono:

  • Trisomie (un cromosoma sovrannumerario)
  • Monosomia (un cromosoma mancante)

Le anomalie strutturali comprendono:

  • Traslocazioni (anomalie in cui l’intero cromosoma o i parti di cromosomi si uniscono impropriamente con altri cromosomi)
  • Delezioni e duplicazioni di diversi parti di cromosomi

​​Terminologia

Nell’ambito della genetica, alcuni termini specifici sono importanti per descrivere anomalie cromosomiche:

Aneuploidia: l’anomalia cromosomica più frequente causata da un cromosoma supplementare o mancante.

Cariotipo: l’intero assetto di cromosomi presente nelle cellule di un soggetto.

Genotipo: la costituzione genetica determinato dal cariotipo.

Fenotipo: il quadro clinico di una persona che comprende aspetto esteriore, aspetti biochimici, fisiologici e conformazione fisica che sono determinati dal genotipo e dai fattori ambientali (Panoramica sulla genetica).

Mosaicismo: la presenza di ≥ 2 linee cellulari che differiscono per il genotipo in una persona che si è sviluppata da un singolo uovo fecondato.

Quali sono gli obiettivi della PGT-A?

Tale analisi, inoltre, non necessita di un work-up preliminare e il metodo di analisi è comune a tutte le pazienti che la richiedono.

La PGT è indicata già alle Pazienti di età superiore ai 35 -38 anni (ricordiamo che l’età media delle donne che accedono alla PMA è di 36 anni e il 30% sono over 40), fascia d’età nella quale aumenta notevolmente il rischio di anomalie cromosomiche negli embrioni. A  27 anni il rischio di gravidanza con anomalie cromosomiche nell’embrione è circa 1 su 450 , a 35 anni è circa 1 caso su 300, circa 1 caso su 60 per le quarantenni, fino ad un allarmante 1 su 20 all’età di 45 (Fonte: www.sindrome-down.it).

L’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato un tasso di aborto spontaneo del 21,1% in donne con un’età media di 36 anni, che raggiunge picchi superiori al 51% in donne con più di 42 anni. Al contrario la PGT-A consente di abbattere il rischio di aborto al di sotto del 10% indipendentemente dall’età della donna. Tale tecnica è pertanto indicata anche in caso di poliabortività o in pazienti con alle spalle una storia ripetuti fallimenti di impianto in cicli di PMA precedenti.

Sempre secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia  il tasso di gravidanza gemellare dopo PMA è di circa il 20 e quello di gravidanza plurima (trigemina e quadrupla ) al 2,3%: questo è dovuto al transfer contemporaneo di più embrioni nella speranza di aumentare le probabilità di successo. Occorre tenere presente che la gravidanza gemellare e plurima aumenta sempre il rischio ostetrico sia per la mamma che per il nascituro.   L’individuazione allora di embrioni con un corretto numero di cromosomi (euploidi) consente di prevenire le cause cromosomiche sul fallimento di impianto, al punto che un embrione euploide su due esita in una gravidanza a termine, indipendentemente dall’età della donna. Tale evidenza rende corretto il trasferimento di un singolo embrione anche in pazienti di età avanzata e, contestualmente,  riduce il rischio di gemellarità e di plurigemellarità.

TEST GENETICO PREIMPIANTO PER ANOMALIE STRUTTURALI DEI CROMOSOMI (PGT-SR)

Succede con una certa frequenza che  uno o entrambi i partner siano portatori di una anomalia strutturale dei cromosomi.

Le più frequenti anomalie strutturali dei cromosomi sono le traslocazioni (le più comuni da riscontrare), le inversioni, le  delezioni e le duplicazioni. Quando si rilevano queste anomalie nel cariotipo parentale aumenta sensibilmente il rischio di generare embrioni cromosomicamente anomali, indipendentemente dall’età della donna e, infatti, la poliabortività prima dei 35 anni è uno dei più comuni campanelli d’allarme per ricercarne la presenza.

La PGT-SR mira principalmente a ridurre il rischio di aborto, nonché il tempo investito da queste coppie per ottenere una gravidanza a termine.

È per questo che riteniamo importante verificare sempre il cariotipo materno e paterno e al riscontro di eventuali alterazioni sottoporsi a    consulenza genetica specialistica per definire i rischi riproduttivi sottesi a ciascuna specifica anomalia.

Quando si esegue la PGT l’intero corredo cromosomico  viene testato, dei risultati viene informata la Coppia pertanto , con il Loro consenso , verrà trasferito in utero un embrione con un corredo di cromosomi regolare per quanto riguarda numero e struttura. Questa tipologia di PGT non richiede alcun set-up specifico, bisogna però preventivamente inviare la documentazione attestante la mutazione al laboratorio di riferimento.

CONTROLLO PREIMPIANTO DI ISTOCOMPATIBILITA'

Il controllo pre-impianto di istocompatibilità (HLA typing) si pratica su quelle coppie che desiderano avere bambini sani che possono diventare donatori di cellule emopoietiche pluripotenti per i propri fratelli colpiti da patologie gravi.

Si tratta di una tra le migliori terapie per bambini con patologie ematiche come l’anemia mediterranea, l’anemia falciforme o affetti da patologie maligne come la leucemia e il linfoma. Il controllo pre-impianto di istocompatibilità consente ai genitori non solo di ottenere un bambino-donatore istocompatibile con il bambino già presente, ma anche di verificare allo stesso tempo il loro secondo bambino in merito alla specifica patologia ereditaria grazie alla diagnosi genetica di pre-impianto.

Per richiedere un consulto o informazioni potete compilare il form o scrivere a pmapiacenza@gmail.com

Test genetico preimpianto per le malattie monogeniche

Le malattie monogeniche  sono malattie ereditarie causate dalla mutazione o alterazione nella sequenza di DNA di un solo gene. Si chiamano anche malattie ereditarie mendeliane, perché si trasmettono alla discendenza secondo le leggi di Mendel. Si dividono in tre tipi:

Malattia autosomica recessiva:

Malattia che si manifesta quando nel genoma della persona  affetta sono presenti due copie del gene mutato; normalmente i genitori   non soffrono della malattia perché sono portatori ciascuno di una sola copia del gene mutato che  possono, però, trasmetterlo alla discendenza. Si trasmette attraverso i cromosomi non sessuali. La probabilità di avere un figlio affetto da una malattia autosomica recessiva da due persone portatrici di una sola copia del gene mutato (che non manifestano la malattia) è di un 25% (1 su 4 è malato, 2 su 4 portatore e 1 su 4 non portatore).Un esempio è la Fibrosi Cistica o l’Anemia falciforme.

Malattia autosomica dominante:

È sufficiente la presenza di solo una copia mutata del gene perché la persona sia affetta da  malattia autosomica dominante. Normalmente uno dei genitori di una persona affetta è malato e questi genitori hanno il 50% di possibilità di trasmettere il gene mutato alla discendenza, che sarà affetta dalla malattia. Un esempio è la Malattia di Huntington o la Malattia di Marfan.

Malattie legate al cromosoma X:

Il gene mutato si localizza nel cromosoma X. Queste malattie possono trasmettersi a loro volta in forma dominante o recessiva. Ad esempio l’Emofilia A o la Sindrome della X fragile.

Il test genetico preimpianto per malattie monogeniche (PGT-M), noto in passato come PGD, permette di  identificare, tra gli embrioni prodotti in un ciclo di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) di Coppie ad elevato rischio riproduttivo, quelli non affetti da una patologia a trasmissione ereditaria.

La PGT-M è una procedura assolutamente sicura per l’embrione che deve essere trasferito in utero.

L’esame    permette di identificare la presenza di malattie ereditarie in fasi molto precoci dello sviluppo, tra la 5 e 7 giornata dopo la fecondazione. In questo stadio la blastocisti si è già differenziata nella porzione embrionale (massa cellulare interna, ICM) ed extraembrionale (Trofoblasto, TE). La metodica non è più sperimentale perché è oramai dimostrato che la biopsia di poche cellule del trofoblasto (<5% della sua biomassa) non compromette le capacità di sviluppo ed impianto dell’embrione.

È possibile così prevenire il concepimento di un bambino affetto specificamente e unicamente per la patologia di cui i 2 genitori  sono affetti/portatori sani.

E’ necessario un work-up preliminare per poter costruire specifiche sonde molecolari necessarie per l’analisi.

Per le coppie che desiderano intraprendere un trattamento di PGT-M, la prima tappa consiste in un colloquio preliminare con lo specialista in Genetica Medica, il quale, dopo aver valutato la storia clinica della coppia, illustrerà le procedure, le possibilità e i limiti diagnostici, le percentuali di successo e i rischi correlati al trattamento. Le coppie che si rivolgono allo specialista, hanno la possibilità di avere un quadro accurato di quale potrebbe essere il loro percorso qualora decidessero di intraprendere un ciclo di PMA. Un semplice prelievo di sangue periferico della coppia e di saliva di alcuni loro familiari è necessario e sufficiente all’equipe genetica per costruire le sonde molecolari necessarie per l’analisi genetica preimpianto. Successivamente, il ginecologo specialista in Medicina della Riproduzione potrà iniziare il trattamento di PMA. Nel corso del trattamento di PMA, verrà prodotto un certo numero di embrioni sui quali effettuare il prelievo  allo stadio di blastocisti (5-7 giornata di sviluppo preimpianto in vitro) di un frammento appartenente alla porzione extra-embrionale (trofoblasto) della blastocisti che dà origine unicamente agli annessi embrionali, quali placenta e sacco amniotico.

Questo piccolo frammento di embrione presenta il medesimo corredo genetico della massa cellulare interna, da cui invece origina il feto. Di conseguenza l’analisi genetica effettuata sul frammento prelevato è sufficiente a diagnosticare se l’embrione è affetto, portatore sano o non affetto da una specifica patologia genetica. Inoltre, come oramai assodato,  non sussiste alcun rischio per gli embrioni quando la biopsia viene effettuata allo stadio di blastocisti. Infatti il tasso di impianto di embrioni non affetti o portatori sani di una patologia monogenica, è uguale a quello di pazienti della medesima età che si sottopongono a un comune ciclo di PMA senza diagnosi preimpianto.

Fibrosi cistica, talassemia, atrofia muscolare spinale, distrofia miotonica, neurofibromatosi, distrofia muscolare di Duchenne-Becker, emofilia A o B, sindrome dell’X-Fragile, sono alcune delle  migliaia di patologie genetiche che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è possibile diagnosticare grazie alla Diagnosi Genetica Preimpianto.

Oltre il 95% di queste patologie non ha una cura specifica e, nonostante individualmente siano molto rare, esse hanno una prevalenza totale stimata intorno all’1% nella popolazione generale. Ogni persona è in media portatore sano, in genere asintomatico, di circa 2,8 mutazioni genetiche e quando si incontrano due portatori della stessa mutazione, i figli che ne nascono potrebbero essere affetti da malattie congenite, mortalità precoce, ritardo mentale e disabilità permanenti.

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